La frazione podistica in una gara di triathlon è decisiva per il risultato finale, sia per quanto riguarda il piazzamento, sia per la sensazione del livello generale della prestazione.
Rispetto al tempo totale della gara, la corsa occupa circa 1/3 del tempo.
Prepariamoci perché, a prescindere dalla distanza da percorrere, la nostra indole ,in gara, ci porterà a “dare tutto”, sempre.
Che siano 2,5 km o 42, arriveremo al traguardo stremati.
L’esperienza ci porterà però, gara dopo gara, a gestire in maniera ottimale la frazione permettendoci di migliorare il risultato finale.
L’obiettivo che dobbiamo perseguire in fase di preparazione della gara è evitare di andare in sofferenza nella corsa. Dobbiamo imparare a gestire le energie nelle prime due frazioni per arrivare con il serbatoio pieno al punto giusto per l’ultima tranche.
Spesso, durante le gare, si vedono tanti atleti “cotti”, che corrono visibilmente in maniera scoordinata. Il loro unico obiettivo è arrivare al traguardo.
Questa però non può essere una strategia vincente. Finire la gara in totale sofferenza significa aver sbagliato qualcosa e probabilmente non rimanere soddisfatti della propria prestazione, sia a livello cronometrico che di godimento personale.
La corsa in una gara di triathlon è differente rispetto alla “corsa standard”.
La prima considerazione da fare è che nel triathlon non si corre mai riposati.
Le prime due frazioni, percorse al massimo delle nostre capacità, a prescindere dal tempo e dalla distanza, eroderanno le nostre riserve d’energia e quando inizieremo la parte di corsa saremo già in parte provati, anche se i muscoli impiegati in precedenza hanno lavorato in maniera diversa. La muscolatura, affaticata dalla frazione di ciclismo, porterà una naturale rigidità iniziale, che limiterà, almeno nelle prime centinaia di metri, la nostra capacità di correre, peggiorando visibilmente la nostra tecnica.
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Se corriamo con una tecnica scadente, inevitabilmente la nostra prestazione subirà un degrado, il consumo di energie sarà maggiore così come l’affaticamento.
Se a questo ci aggiungiamo gli errori più comuni che si commettono durante una gara:
- errata gestione delle energie;
- cattiva alimentazione / idratazione durante la gara (soprattutto nelle gare sopra le 2 ore);
- eccessiva velocità nei primi km della frazione;
Inevitabilmente faticheremo, e non poco, a raggiungere il traguardo, soprattutto con tempi paragonabili ad una corsa a “secco”.
In contro tendenza a quanto appena detto però, ci sono degli studi che hanno messo in evidenza aspetti sorprendenti sul comportamento del nostro fisico durante una gara di triathlon. I valori di lattato ematico di un’atleta di buon livello al termine di un triathlon olimpico erano assolutamente paragonabili ai valori che lo stesso aveva dopo una gara di 10000 metri. Questo è probabilmente dovuto al fatto che le prime due frazioni non lasciano residui importanti di lattato nei muscoli protagonisti della corsa. Nel nuoto usiamo prevalentemente i muscoli della parte superiore del corpo, mentre nel ciclismo è la muscolatura, soprattutto estensoria, degli arti inferiori a giocare il ruolo da protagonista. I muscoli del piede, fondamentali per una buona spinta, e i flessori (parte posteriore della coscia) rimarrebbero “più riposati” permettendoci di correre a standard elevati.
Questa è la magia del triathlon:
la transizione azzera tutto, una volta che inizi la frazione successiva, ti dimentichi della precedente
Per ottenere prestazioni vicine ai nostri standard prestativi nella “corsa a secco” anche in gara, dovremo fare in modo che il nostro corpo riesca ad adattarsi al cambio di disciplina (bici-corsa) nel più breve tempo possibile. Gli allenamenti combinati dunque sono fondamentali, così come imparare a correre con la giusta tecnica.
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