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La muta da triathlon

23 Gennaio 2022

By Luca Cappello

muta triathlon

Una muta da triathlon è molto diversa da quelle comunemente usate per le immersioni o per il surf. La “nostra” muta è elastica e aderente per non ostacolare la nuotata. Ha spessori diversi a seconda delle zone di contatto: uno spessore minore su spalle e braccia per agevolare la bracciata e uno spessore maggiore su torso e gambe per facilitare il galleggiamento. Il massimo spessore consentito è 5mm.

La superficie è generalmente molto liscia per permettere un migliore scivolamento in acqua. L’unica parte della muta prevista per favorire l’attrito è quella dell’avambraccio, in cui solitamente, sono presenti tessuti corrugati o telati. Nella fase della trazione della bracciata, infatti, la sensibilità del braccio è importante per garantire un avanzamento migliore.

La muta è realizzata in neoprene, un materiale idrorepellente che aderisce perfettamente al corpo e contemporaneamente svolge due funzioni: isolamento termico e galleggiamento.

Una volta in acqua, entrerà all’interno della muta un piccolo strato d’acqua che verrà intrappolato tra il neoprene e la pelle.  Lo strato d’acqua dovrà  essere  sottile e uniforme per evitare  fastidiosi attriti o l’effetto ventosa sulla pelle.

L’acqua a contatto con il corpo si scalderà, riuscendo a isolare il corpo dall’acqua fredda all’esterno. Allo stesso tempo il neoprene, vista la sua natura, favorirà il galleggiamento e ci permetterà di essere più idrodinamici, quindi più veloci in acqua.

La giusta muta deve consentire tutti i movimenti delle spalle e delle gambe senza limitazioni. È importante verificare che si adatti perfettamente al nostro corpo, per evitare di sprecare energie per vincere la resistenza del neoprene. Deve essere molto aderente ma non deve crearci difficoltà respiratorie: dobbiamo riuscire a respirare normalmente.

La muta deve adattarsi perfettamente al nostro corpo, come se fosse una seconda pelle. Occorre scegliere la giusta taglia ed è fondamentale provarla prima di acquistarla, considerando che da asciutta è meno elastica rispetto a quando è bagnata.

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Se la taglia fosse troppo piccola, per prima cosa, avremmo difficoltà nell’indossarla. Inoltre, non riusciremmo a nuotare agevolmente e avremo, dopo poco, una fastidiosa sensazione di costrizione che può  arrivare a bloccare la circolazione nelle mani e nei piedi. Anche il collo è un punto delicato, se il colletto fosse troppo stretto potremmo avere problemi di respirazione e giramenti di testa.

Se fosse troppo grande, invece, imbarcheremmo acqua. Uno strato troppo spesso di acqua all’ interno della muta è nocivo per la dispersione di calore. I movimenti del corpo durante la nuotata pomperebbero l’acqua “calda” fuori dalla muta sostituendola con acqua fredda, generando sensazioni poco confortevoli. Tanta acqua nella muta poi compromette il galleggiamento e la nostra idrodinamicità, saremo più pesanti e l’avanzamento sarà più difficoltoso.

Quando la si indossa, non devono crearsi pieghe o spazi, soprattutto sotto le ascelle e sotto il cavallo. I fori di polsi e caviglie devono essere aderenti in modo che non facciano da freno mentre nuotiamo.

Il regolamento FITRI prevede, a seconda della temperatura dell’acqua, l’utilizzo della muta. La muta è proibita sopra i 22° per distanze sprint e olimpico, sopra i 24,6° per il medio e il lungo. È invece obbligatoria se la temperatura dell’acqua fosse sotto i 15,9°.

Ti sei mai chiesto perché in (quasi) tutte le gare di triathlon gli atleti indossano la muta?

Non è per il freddo ma è per essere più veloci in acqua.

Infatti, se il regolamento lo consente (muta facoltativa, tra i 16 e i 22/24,6°) la indossano tutti, così da riuscire a guadagnare secondi preziosi sul tempo finale della prima frazione.

La muta è un equipaggiamento delicato, fondamentale per il nuoto di un triatleta.

È importante “trattarla bene” per evitare che si rovini: dopo l’utilizzo dobbiamo ricordarci di lavarla con acqua dolce, per eliminare detriti e il sale (dopo le gare in mare). Fondamentale poi asciugarla all’ombra. Il sole, come il sale, può far seccare il neoprene, rendendolo meno elastico e più fragile. Il luogo ideale per conservarla è un luogo fresco e asciutto.

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