La chiave per capire effettivamente cos’è l’allenamento sta nel comprendere come gli sforzi che compiamo, modificano il nostro corpo.
Il corpo è in continua evoluzione: più è sollecitato più muta e si plasma, in risposta allo stress a cui è sottoposto.
La condizione di equilibrio in cui si trova il nostro organismo viene definita omeostasi.
Se non interviene nessuno stimolo esterno, il nostro corpo non evolve. Nel momento in cui ci alleniamo, lo stimolo allenante modifica il nostro equilibrio fisiologico facendo scattare una reazione nell’organismo, il quale metterà in atto dei processi metabolici per ristabilire l’omeostasi.
Se lo stimolo allenante è di lieve entità, come ad esempio un allenamento saltuario o una seduta poco intensa, gli effetti sull’organismo saranno minimi. Il nostro corpo non si adatterà alla nuova realtà, ma si aggiusterà quel tanto che basta per gestire lo stress del momento (es. aumento della frequenza cardiaca).
Viceversa, se gli stimoli allenanti sono importanti, costanti, intensi e periodici, gli effetti saranno evidenti e permanenti. L’abbassamento della frequenza cardiaca a riposo, la crescita muscolare e la maggior capillarizzazione sono degli esempi concreti di quanto succede a seguito di un periodo di allenamento strutturato.
Questi adattamenti sono quelli tipici messi in atto per ristabilire i nostri nuovi standard, la nostra nuova omeostasi.
La risposta fisiologica del nostro organismo in reazione allo stimolo allenante, quella in cui il nostro metabolismo evolve e, di conseguenza, migliora le nostre capacità prestative, è definita supercompensazione.
Siamo una macchina perfetta ed intelligente: per non andare in sofferenza al ripresentarsi di uno stimolo allenante pari o superiore al precedente, l’organismo innesca il processo di supercompensazione, con lo scopo di migliorare il livello prestativo originale.
Il nostro metabolismo e le strutture anatomiche sollecitate, non torneranno allo stato iniziale ma, per breve tempo, lo supereranno, collocandosi ad un valore leggermente superiore.
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Affinché la supercompensazione avvenga, è necessario che lo stimolo allenante raggiunga o superi il nostro limite, generando uno stress importante necessario per provocare l’adattamento.
L’allenamento necessario alla supercompensazione deve avere determinate caratteristiche di intensità, durata e frequenza.
Mentre il nostro organismo sarà nel culmine del processo di supercompensazione, per continuare a progredire e migliorare, sarà necessario sottoporlo ad un nuovo stimolo allenante. Il nuovo stimolo dovrà essere almeno di pari intensità, di modo che il processo possa ripetersi e l’adattamento ci possa far progredire ad un livello ancora superiore.
Dopo vari e diversi stimoli allenanti consecutivi, l’organismo sposterà il proprio equilibrio ad un livello prestativo superiore, ritrovando l’omeostasi.
Gli stimoli allenanti, che ci hanno permesso di arrivare a questo “nuovo livello”, saranno considerati ora “normali” e non genereranno più miglioramenti. Saranno utili al massimo al mantenimento dello status quo, impedendo la regressione.
Saranno quindi necessari stimoli allenanti sempre di maggiore intensità, per perturbare nuovamente l’omeostasi e stimolare una nuova supercompensazione.
Resta inteso che ogni atleta ha i suoi limiti fisiologici, per questo motivo la crescita non può essere infinita.
Tanto più lo stimolo allenante è intenso e tanto maggiore dovrà essere il tempo di recupero necessario all’adattamento migliorativo.
Risulta chiaro a questo punto di come il recupero sia una parte fondamentale del processo.
Gli adattamenti significativi avvengono durante il riposo.
Il riposo è fondamentale ed è parte integrante dell’allenamento.
Senza riposo, in buona sostanza, non c’è miglioramento.
Il riposo è troppo spesso sottovalutato dal triatleta moderno, e di conseguenza trascurato, ma è la chiave per diventare atleti migliori.
Quando non ci alleniamo dobbiamo riuscire a convincerci che stiamo facendo il nostro bene e che il riposo non è tempo sprecato, ma tempo necessario per riuscire a migliorare.
Dobbiamo perciò riuscire a combattere quella sensazione di vuoto che spesso proviamo durante i giorni OFF.
Se non rispettiamo il corretto ciclo di allenamento e non ci riposiamo, il rischio in cui si può incorrere è quello di andare in sovrallenamento (overtraining), il nostro organismo potrebbe andare in tilt, pregiudicando gli sforzi fatti fino a quel momento.
TxTips
Nei giorni OFF, se proprio non riusciamo a star fermi, possiamo dedicarci all’allungamento, allo stretching e al rafforzamento del core. Avremo la sensazione di non essere stati fermi e allo stesso tempo avremo dato al nostro organismo e i nostri muscoli una pausa utile alla rigenerazione.
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